Con il World Picnic Tour arriviamo a Cipro, nella capitale Nicosia, per incontrare attivisti per la pace e l’unione dell’isola. È surreale passare in pochi chilometri dalla bellezza di spiagge incredibili, al dramma della divisione, alla “zona cuscinetto” che spacca in due Nicosia. Ci vivono gatti, topi e cecchini, tra cumuli di macerie resti un passato glorioso e fili spinati.

Proprio qui però ci sono alcuni luoghi aperti alla speranza, incastrati tra due zone separate da anni di dolore. Uno è il convento francescano, dove un solo frate barricatosi nel 1974, era riuscito a tenere aperta la chiesa. L’altro è la Home for Cooperation, realizzata sul luogo di scontri e sparatorie.
Il picnic alla Home for Cooperation nella Buffer Zone di Nicosia
La storia di Cipro è estremamente complessa. La sua bellezza, la ricchezza e la posizione strategica sono state da sempre causa di invasioni. Oggi Cipro è come il miele per gli orsi, attrazione per gli interessi stranieri, pronti a depredare e sfruttare. Non è un caso se scegliamo proprio la Buffer Zone di Nicosia per la 7° tappa del World Picnic Tour, per incontrare le persone che hanno a cuore la pace e l’unione, a dispetto delle spaccature.
Siamo in zona militare, quindi è difficile fare le riprese e anche il cibo passa in secondo piano. Ci rifaremo poi alla festa tradizionale di Farmaka… Ci conduce Joanna Xenidis, giovane artista impegnata per costruire la pace. La famiglia di suo padre è profuga, abitavano a Famagosta, la città oggi fantasma. Lo zio è stato ucciso e il nonno è morto di dolore. Joanna ci parla a cuore aperto di Nicosia, “l’ultima capitale europea divisa” e della speranza di vivere tutti insieme, un giorno.

Anche la regista Mine Balman, che sta presentando il suo lavoro più recente “Olivia”, spera nella pace: “Anche se sono nata anni dopo i conflitti e la guerra, come costruttore di pace cresciuto in un’isola divisa, sento sempre la responsabilità di riunificare la mia isola e di aiutare le persone a guarire per andare avanti”.
Tenere aperti i varchi “culturali”
L’architetto e attivista di Famagosta, Andreas Lordos, era dovuto fuggire da piccolo, lasciando tutto: “L’isola mediterranea di Cipro offre opportunità uniche per la regione e per il mondo. La sua storia multiculturale le permette di essere l’anello di congiunzione tra tutti i Paesi del Mediterraneo orientale, consentendo di ottenere benefici di vasta portata: stabilità politica e dialogo a livello regionale, un modello di convivenza sociale di successo, comprensione interreligiosa, crescita finanziaria e sfruttamento etico degli idrocarburi. Questi obiettivi possono essere raggiunti solo attraverso la costruzione della pace, e la popolazione dell’isola, naturalmente ospitale e amichevole, attende da tempo che i suoi leader diano una vera possibilità alla pace. La città fantasma di Famagosta è l’unico luogo in cui il processo di pace può iniziare, e merita il sostegno di tutte le parti interessate.”

La pace e la riconciliazione a Cipro partono dalla società civile
Kemal Baykalli ha aperto un podcast per dare voce ai greco-ciprioti e ai turco-ciprioti, e non si ferma nel suo cammino di diplomazia culturale, quella vera. Ricorda gli anni dal 1974 al 2003, in cui la chiusura era totale, nessuno poteva varcare il confine. Anche oggi però ci sono forze che provano a richiudere il confine.
I racconti di Andreas Fterakides ci aprono il cuore: dopo anni di proteste tutti i giorni davanti al filo spinato, è stato il primo a passare “dall’altra parte”, a tornare alla sua casa, abitata ormai da altre famiglie.
Unire richiede più tempo che dividere. Per la pace e l’unione a Cipro
Birgül Kılıç Yıldırım è un’insegnante che cerca soluzioni concrete a partire dall’educazione: “Viviamo fianco a fianco sulla stessa isola. Porre l’accento sull’educazione linguistica delle due comunità sarebbe un contributo molto importante agli sforzi di pace. Entrambe le parti dovrebbero imparare la lingua dell’altro. Come educatore, ritengo che questo sia importante.”
Il marito, Cemal Yıldırım è un regista cinematografico impegnato a raccontare le storie di incontro, di unione, e non spegne la voce: “I politici hanno distrutto le nostre speranze di una soluzione e di una riunificazione. Non ci fidiamo più di loro. D’ora in poi, come due comunità, dobbiamo creare noi stessi l’ambiente di pace con collaborazioni ed eventi bicomunitari. A loro volta, i politici dovranno seguirci”.
Speriamo di poter fare un immenso picnic simbolico nella pace, nella convivenza, nell’unione.

