Costruire la pace è possibile? Sì, e la vita di Faten Zenati ne è la dimostrazione. “Per fare la pace bisogna prendere secchi di vernice e dipingere le facciate del quartiere, arabi ed ebrei insieme. Bisogna prendere la scopa e pulire le nostre strade, insieme. Poi sarà tutto più semplice”. Faten era così, schietta, concreta, determinata, coraggiosa. Costruiva la pace ogni giorno, da donna fieramente musulmana, palestinese, araba, sorella di tutte noi.
Donne di Fede per la Pace
13 anni fa iniziava il viaggio del movimento Donne di Fede per la Pace. Hedva Goldschmidt aveva contattato 5 donne leader di diverse religioni e si erano incontrate a casa sua, a Gerusalemme. Stavamo dando inizio a un’esperienza incredibile. Faten era arrivata con suo marito e non nascondeva un iniziale imbarazzo. Dopo dieci minuti era sparito, lasciando il posto alla voglia di camminare insieme. Da quel giorno ci siamo trovate tante volte in Italia, in Irlanda, in giro per il mondo per vivere concretamente la pace. Faten non amava i convegni e i discorsi sulla pace, lei la faceva sul serio in un contesto di costante conflitto.
La pace possibile: Faten Zenati, “da nemiche a sorelle”.
Nei primi di Donne di Fede per la Pace, dal 2010 al 2012 a Trento, Faten si era messa in gioco incontrando donne ebree ultra ortodosse, tra cui Adina Bar Shalom. Anche Tehila Bar Shalom era con noi, ebrea ortodossa di Lod, la stessa città di Faten. E Faten alla conferenza conclusiva del laboratorio di convivenza aveva detto: “Tehila era mia nemica: ebrea, pure ortodossa, colona… L’ultima notte abbiamo scelto di condividere la camera, per stare più vicine, ebrea e mussulmana, per diventare sorelle”.
Tornate a casa, rendono subito concreto l’incontro e danno vita al Centro sociale inter culturale di Lod, da lì in poi la seconda casa di Faten. Le parole devono dare seguito con fatti concreti! E inizia il progetto per abbellire il quartiere, fornendo la pittura e i pennelli a arabi ed ebrei per ridipingere insieme le facciate.
Faten, la madre coraggiosa che non cede
Faten ha vissuto in pienezza il suo essere moglie e madre. Diceva sempre che era fondamentale trasmettere l’anelito di pace alle nostre figlie, sognava di trasmettere il nostro percorso alle nuove generazioni. Era sempre supportata dalla famiglia, cosa non scontata in contesti di conflitto. Le minacce erano tante, ma insieme superavano ogni ostacolo. E poi veniva a raccontarci di questo sempre con un immenso sorriso.
L’abbraccio e la visione di pace
Faten trasmetteva il suo amore negli abbracci. Il suo abbraccio con Adina Bar Shalom, durante uno dei periodi più duri politicamente, aveva fatto il giro del web. Tra le sue braccia ci si sentiva al sicuro.
La visione di pace di Faten la si può ascoltare nel documentario realizzato da Gilad Goldschmidt per la fondazione Fontana, Il dialogo possibile. Così come in Jerusalem Dreams and Reality.
I riconoscimenti
Faten non voleva essere riconosciuta dal mondo dell’immagine, voleva trasmettere ai più giovani l’amore per la pace. Era un’educatrice straordinaria. Era stata una delle insegnanti a Neve Shalom con Bruno Hussar. E non si era mai fermata.
La pace possibile: Faten Zenati. Con Donne di Fede per la Pace insieme alle altre donne aveva ricevuto il Leone d’Oro per la Pace a Venezia nel 2017 e il premio Forgiveness Ambassador nel 2020 da Daniel Lumera.
L’addio
La pace possibile: Faten Zenati.Lasciamo alle parole di Hedva l’addio a Faten Zenati, l’8 maggio 2022, la Festa della Mamma:
“Faten, amore mio, Nella giornata internazionale della donna e poco prima che tu diventassi nonna ci hai lasciato qui e sei salita ad Allah. Grazie per averci permesso di salutarti, grazie per avermi permesso di venire quando il tempo era già così breve, grazie per avermi benedetto. Ti ringrazio avermi permesso di venire a salutarti di nuovo all’hospice e d’immergermi ancora un po’ nella tua luce. Grazie per avermi permesso di visitarti di nuovo senza permesso perché ti volevo dirti ancora grazie. Grazie per l’amicizia lunga, speciale e intima, piena di risate e delle tue fossette. Insieme in pigiama nella stanza, tu che mi strappi i “baffi” e Adina che ci dà da mangiare mandorle e uvetta dalla sua minuscola borsa. Il tutto mentre portiamo le valigie, durante interminabili e profonde conversazioni negli aeroporti, nei viaggi, nelle conferenze, in abiti da sera neri e identici. Anche indossando terribili infradito che abbiamo comprato insieme per un evento con il sindaco di Dublino! I momenti indimenticabili nel motoscafo-taxi a Venezia, con i capelli sciolti, urlando al vento, con Lia e Anita e Adina e Nuha e Basina e Tehila, scambiandoci copricapi, scambiandoci opinioni, scambiandoci segreti.
Il famiglia. La pace possibile: Faten Zenati.
Grazie per esserti seduta accanto a me alla lettura religiosa di mio figlio Yosefi, anche se non è proprio il tuo stile – in mezzo a soldati israeliani in uniforme. Grazie per aver festeggiato con me la tua guarigione proprio il giorno del ricovero di mia figlia Ayala. Sei venuto sorridendo, con in mano questo enorme cesto di cioccolatini che ti avevano detto essere kosher ma che ovviamente non lo erano…
Grazie per aver ballato insieme al matrimonio di tua figlia Nur, per aver ballato negli alberghi in Italia, nelle cene dello shabbat, nello shopping con Adina, nelle interviste radiofoniche, nelle interviste sui giornali, nei caffè, nei ristoranti, nei pranzi di lusso dove odiavi il cibo di lusso, soffocandoti dalle risate mentre ti incastravi con le foglie d’oro in bocca. E nel primo momento della malattia sono venuta ad abbracciarti nella nuova bella casa e ho ringraziato il mio Dio e il tuo Allah che Nur non ti ha lasciato dipingere le pareti di marrone scuro. Grazie per aver accettato di fare quel primo viaggio con me anni fa, anche se non sapevi chi fossi, ed eri un po’ sospettosa, così hai portato Ashraf con te al nostro primo appuntamento.
La pace possibile
Grazie per aver dipinto case, grazie per aver restaurato quartieri, grazie per aver collegato i cuori, grazie per aver collegato il tuo cuore al mio cuore. Grazie per essere mia sorella. Ancora grazie per avermi insegnato che non dobbiamo essere d’accordo ma dobbiamo trovare l’interesse comune per permettere ai nostri figli un futuro migliore. Grazie per aver pianificato con me come viaggeremo la prossima volta con i nostri piccoli, la tua Hallah e la mia Yaara e farle incontrare per la prima volta.
Mi mancherà per sempre il tuo sorriso birichino con le fossette, il tuo corpo stupendo, i tuoi capelli pazzi, la tua saggezza, la tua meravigliosa gioia di vivere, il tuo “Yallah” (andiamo) e il tuo Allah che ti ha preso troppo in fretta, prima che avessimo più tempo.
Compagna mia. Il mio cuore ti raggiunga nell’amore. Grazie! Che la tua memoria sia benedetta.”
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ok
Grazie!
Thank you so much
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