Il free-climbing in Italia: Zanzara e Labbradoro e la storia di Roberto Bassi, campione di arrampicata.

È finalmente disponibile su Youtube il documentario Zanzara e Labbradoro, sulla storia di Roberto Bassi, l’arrampicata e la diffusione del free-climbing in Italia negli anni Ottanta. Tutto è partito dal ‘casuale’ incontro in quel di Arco con Cristina, sua sorella. Passeggiando con un gelato in mano, pensavamo a un modo per ricordare Roberto 20 anni dopo la sua morte.

Roberto Bassi, l’arte dell’arrampicata e la diffusione del free-climbing

Roberto Bassi nasce a Milano nel 1961. Vive a Trento e si avvicina all’arrampicata a 15 anni, attraverso la mitica Scuola Graffer. Tra i suoi primi maestri c’è Marco Furlani, ed è con lui, Gigi Giacomelli e Elio Piffer  che nel 1979 va in  California, Yosemite: il viaggio che cambierà per sempre il suo modo di avvicinarsi alla roccia, e con il suo, quello di intere generazioni. Non più cime da conquistare, ma difficoltà estreme da superare con i movimenti del corpo, senza alcun aiuto esterno. Si sviluppa così il free climbing anche in Europa.

Al ritorno Roberto insieme agli amici inizia l’esplorazione delle falesie della valle del Sarca con  l’apertura delle prime vie. Nel 1980 contatta Manolo e lo invita a “scendere dalla montagna”: insieme con H.Mariacher apriranno le vie più dure e mitiche nelle falesie di Nuovi Orizzonti, Spiaggia delle Lucertole, San Paolo e molto altro ancora. In pochi anni Arco e la valle del Sarca diventano uno dei centri del free climbing più importanti al mondo, crocevia degli arrampicatori tedeschi, francesi, inglesi… e Roberto ne è il vero e silenzioso protagonista. Nel 1985 la prima gara di roccia a Bardonecchia, che vede Roberto primo tra gli italiani, apporta un ulteriore cambiamento e apre la via alle competizioni.  Roberto gareggia per alcuni anni con risultati da campione, poi via via che la competitività estrema prende il posto della bellezza del movimento e del gusto della scoperta, decide di lasciare e si concentra nella ricerca di nuovi luoghi sempre più segreti, sempre più silenziosi.

Il 28 settembre 1994, un mese prima dell’amico Fabio Stedile, un terribile incidente lo porta via “…proprio come James Dean”.

Zanzara e Labbradoro, dalla via al film

Nel film ci sono interviste a Manolo, Mauro Corona, Stefan Glowacz, Jerry Moffatt, Marco Furlani, Alessandro Gogna, Rolando Larcher, Gianni Bisson, Diego Mabboni, Ennio Dalmut, Marco Preti, Palma Baldo, Giovanni Groaz, Marco Curti. Ognuno racconta un aspetto di Roberto.

Manolo parla, tra le tante cose, del nome della via, Zanzara e Labbradoro. Quella puntura d’insetto là sulla spiaggia, Roberto che non voleva uscire dal sacco a pelo. E poi va avanti nel racconto: “Eravamo là, in quel momento, e lo abbiamo fatto”. Non poteva esserci altro titolo per il film.

Il film è stato scritto e diretto da Lia Beltrami e Marianna Beltrami, con il contributo fondamentale di Cristina Bassi. La produzione è di Andrea Morghen per Aurora Vision. Le foto sono di Lucio Tonina e dell’archivio fam. Bassi. Direttore della fotografia è Emanuele Rainaldi e le musiche originali sono di Alberto Beltrami.

Le foto presenti nel film sono così come le aveva lasciate Roberto nei binari delle diapositive pronte per fare le serate di divulgazione. Il sacchetto del magnesio che apre il film, era il suo preferito. La musica originale si ispira ai ritmi che lui aveva in testa.

E dopo il film, è arrivato il libro

Zanzara e Labbradoro è anche un libro, scritto da Lia e Marianna Beltrami per la casa editrice Versante Sud. È uno spaccato degli anni Ottanta, tra musica e fumetti, che ricostruisce il tempo della vita di Roberto in cui aveva scelto di essere un personaggio pubblico. Si ferma, nel momento in cui lui aveva deciso di ritirarsi, come eremita d’un tempo.