Afghanistan, frammenti di solidarietà e popoli

Afghanistan, frammenti di solidarietà e popoli, emergono nel mezzo di una tragica bufera. Cosa c’entrano una scuola per ragazze nel Gulistan, una casa cinematografica andata a fuoco e un libro sui popoli dell’Afghanistan? Non mi addentro nell’ennesima lettura politica di un disastro annunciato. Piuttosto parlo di fili di solidarietà, ricordando qualche evento importante per chi lo ha saputo “leggere”.

Herat, in uno scatto di Giuseppe Caridi

La Kabul Films

Nel 2005 ero stata invitata in Iran al Fajir Film Festival, un festival di tutto lustro con tanto ospiti, pochi dall’Europa. Vagando per il film market mi fermai nello stand della Kabul Films, incuriosita da quel paese misterioso e affascinante che è l’Afghanistan. Conobbi alcuni giovani artisti molto interessanti e tra questi Razi Mohebi, un regista e attore di origine azara.

Nel 2006 il suo film “L’aquilone” venne selezionato in concorso al Religion Today Film Festival. L’anno seguente fu la volta de “Il soldato” di sua moglie Soheila. Invitammo Soheila e Razi come ospiti del laboratorio di convivenza del festival nel 2007. Arrivarono un giorno prima del previsto, con il piccolo figlio di nemmeno due anni. Ci chiamò la polizia dell’aeroporto di Malpensa che li aveva  trattenuti. Il nostro volontario, l’ingegner Albino Beltrami saltò in macchina da Madonna di Campiglio e andò a prenderli.

Mentre in Italia di teneva il festival, in Afghanistan la sede della Kabul Films venne incendiata e distrutta, i mandanti erano “noti sconosciuti”. I Mohebi restarono in Trentino come rifugiati politici, portando avanti la loro opera nel campo del cinema internazionale, ma con il cuore sempre in Afghanistan.

La scuola e l’acquedotto nel Gulistan con il col. Scaratti. Afghanistan, frammenti di solidarietà e popoli.

Nel 2010 l’Afghanistan tornò nella mia vita, allora ero assessore alla Solidarietà e Convivenza della Provincia di Trento. Incontrai il Colonnello Pierluigi Scaratti che mi presentò un progetto del 2° Reggimento del Genio Guastatori: era composto da un acquedotto e dalla ri-costruzione di una scuola per ragazze nella valle del Gulistan. La scuola era stata distrutta dai Talebani.

Afghanistan
Afghanistan.Afghanistan. Da Destra: l’interprete, Cap. Toscano, Ten col Arivella e il local elder.

Il col. Scaratti ci riporta allo spirito di quell’importante intervento: “Lo spirito che mosse il tutto era unire un intervento di sicurezza con uno d’investimento sociale. Era un progetto di rispetto per gli Afgani che ci ospitavano. Inoltre, con piccole economie di progetto, riparammo il tetto della moschea in un tentativo di dialogo e rispetto religioso.”

I lavori di costruzione della scuola per ragazze nella valle del Gulistan

La società italiana unita nel sostenere il popolo afghano.

Il progetto venne realizzato in breve tempo, superando ostacoli inimmaginabili. Ricevevo costantemente gli aggiornamenti dell’avanzamento lavori. Quanta emozione quando il colonnello Scaratti tornò dall’Afghanistan con le foto della scuola finita! E consegnò nelle mani dell’allora illuminato governatore del Trentino Lorenzo Dellai, la lettera di ringraziamento del governatore locale.

La lettera di ringraziamento del governatore locale alla Provincia di Trento e al Genio guastatori Alpini.

La documentazione del progetto, con le intense fotografie che spediva via via il colonnello Scaratti, si può rileggere in un articolo di Guido De Mozzi.

Il libro di Giuseppe Caridi, “Afghanistan: viaggio nel cuore di un popolo straordinario”.

Troppe parole a vuoto non servono in questo periodo così difficile per l’Afghanistan. Così abbiamo pensato di dedicare una serata nella prossima edizione di Religion Today film Festival, la 24° proprio all’Afghanistan. Presenteremo il libro del viaggiatore Giuseppe Caridi, innamorato dell’Afghanistan, che ne ha narrato la profondità, il fascino e la durezza.

Bamilyan, dal libro “Afghanistan: viaggio nel cuore di un popolo straordinario

Dalla prefazione di Filippo Tuena: “Si arriva al passo Shahtu, a 3000 metri di altitudine poi si scende verso Herat, dove ‘le scorribande dei talebani rappresentano una minaccia molto concreta.’ Il viaggio si fa silenzioso, la scorta non si distrae a parlare, osserva con attenzione mentre scorrono ai lati della strada i campi dei papaveri, i fabbricanti della polvere che dona l’oblio. Così abbandonata la regione, non senza qualche pericolo, si arriva al minareto di Jam la cui descrizione suscita invidia in chi ha osservato da vicino quel missile puntato verso le stelle, sempre in procinto di abbandonare il deserto di pietra e il lago montano che lo proteggono.”

Possiamo rifuggire la rassegnazione, iniziando a informarci bene. La presentazione di “Afghanistan: viaggio nel cuore di un popolo straordinario” con Giuseppe Caridi si è tenuta a Trentoio 23 settembre 2021.

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