Gli angoli segreti di Gerusalemme sono un mondo tutto da scoprire, un incrocio di epoche e vibrazioni. Quando si potrà tornare a viaggiare, andrò per la 24° volta a Gerusalemme, a Dio piacendo. È una delle città più intense del mondo, in tutti i sensi. Quello che amo di più, oltre al mosaico stupendo delle persone, sono proprio i luoghi più segreti e nascosti, i cunicoli, le cisterne e i passaggi sulle terrazze.
Il cammino del Giovedì Santo
Un caro amico archeologo, padre Pietro Kaswalder, mi diceva che i luoghi sacri cristiani di Gerusalemme spesso sono frutto della tradizione, pochi sono riconducibili alla storia. Ma in questo viaggio nel fascino e nel mistero, cammino cogliendo la bellezza e la forza di milioni di pellegrini che da secoli e secoli calpestano le sue strade, lascio il resto agli studiosi.
Il primo percorso da fare, per vivere più a fondo il mistero eucaristico, è quello della notte del Giovedì Santo: partiamo dal Cenacolo – forse il luogo più “reale”. È una stanza spoglia, pulita, potente; si trova a metà tra un luogo sacro ebraico (la cosiddetta Tomba di Davide) e una moschea. Leggere il Vangelo in quella stanza ti riaggancia subito al Cuore.
Da lì si esce e si costeggiano le mura, scendendo nella valle tra le tombe di antichi re e profeti, e si arriva all’Orto degli Ulivi. La chiesa è spesso molto piena, mentre il giardino di ulivi sul retro offre una pace unica.
Si risale verso il Golgota attraverso la Porta dei Leoni, sempre accompagnati dalla lettura della Via Crucis. Si percorre tutta la Via Dolorosa – Flagellazione, Ecce Homo, e via con tutte le Stazioni; si arriva al Santo Sepolcro e ci si ferma in contemplazione.
Il centro sufi e la Flagellazione
Sulla Via Dolorosa, di fronte al convento della Flagellazione, c’è un campanello con la scritta Sheick Abdul Aziz Bukhari. Lo sheick era un uomo di pace, il mio maestro di pace. Aveva fondato i Jerusalem Peacemakers, organizzava la marcia della pace, costruiva ponti di riconciliazione. La sua casa ospita il centro di meditazione Sufi, ora lo tiene aperto la moglie Hala.
I registri riportano visite di sufi nei secoli passati, venivano per ricevere gli insegnamenti degli antenati dello Sheick, arrivati qui dall’Uzbekistan. Per sperimentare la pace del cuore, questo è il posto giusto.
La casa di due amici ultra ortodossi, di fronte al muro
La Città Vecchia di Gerusalemme è tutto un intreccio di culture e religioni. Dalla Via Dolorosa c’è un tunnel sotterraneo che porta al Muro del Pianto. Di fronte al muro c’è il quartiere ebraico. Si incontrano facilmente religiosi ultra ortodossi che camminano con lo sguardo basso per non incrociare gli impuri, donne col capo coperto, bambini con i boccoli che corrono a scuola, suonatori di cembali e poeti.
Su indicazione di un caro amico artista, ho cercato una coppia conoscendone solo il nome. Li ho trovati, pensavo non mi avrebbero aperto perché il quartiere è piuttosto chiuso. Mi hanno spalancato la porta: una salita in scale strette, fino a sbucare su una terrazza vista Muro, il luogo più privilegiato. Mi hanno offerto la cena e nel lavare le mani, ho visto i rubinetti in oro massiccio. Segreti.
Sant’Anna tra gli angoli segreti di Gerusalemme
La frenesia di certe strade, come il mercato arabo, o la porta di Damasco, a Sant’Anna lascia il posto alla serenità e alla pace, un’oasi insomma. E’ il complesso che si trova all’inizio della Via Dolorosa, salendo sulla sinistra. È territorio francese, sì succede anche questo a Gerusalemme. Il giardino è curato con una delicatezza quasi provenzale. La chiesa principale è una costruzione crociata, essenziale, forte, bellissima. Con un sorriso penso al racconto dei templari nascosti per 7 anni sotto la spianata delle moschee, che fuggono in Etiopia, nascondendo l’Arca dell’Alleanza e i rotoli con i calcoli per costruire gli archi gotici.
Molto più antica è la tradizione che vede la chiesa costruita sul luogo di nascita di Maria, e la casa dei genitori Anna e Gioacchino. L’antica chiesa bizantina venne distrutta dai persiani nel VII secolo, e poi ricostruita dai crociati. Divenne scuola coranica sotto il Saladino. La chiesa di sant’Anna è uno dei luoghi dell’anima.
Davanti alla chiesa ci sono bagni romani, cisterne antiche e la Piscina Probatica dove Gesù fece il primo miracolo a Gerusalemme, la guarigione del paralitico.
Angoli segreti di Gerusalemme: le terrazze e la sacher all’Austrian Hospice
Gerusalemme va guardata dall’alto. Le sue terrazze sono uniche al mondo. In certe zone, ci sono corridoi recintati per gli ebrei, in altre cisterne e antenne. Una sosta obbligatoria è la terrazza dell’Austrian Hospice, l’antico ospizio per i pellegrini austriaci, oggi casa di accoglienza confortevole. La sua terrazza è grande e permette una vista straordinaria.
Il bello viene alla discesa, nel giardinetto, dove si gusta una delle migliori torte sacher del mondo. Il dipinto dell’imperatore Francesco Giuseppe, mi riporta a casa nei masi altoatesini, dove la sua immagine non manca mai.
Il monastero etiopico sul tetto del Santo Sepolcro, il più misterioso tra gli angoli segreti di Gerusalemme
Il luogo più misterioso, tra gli angoli segreti di Gerusalemme, e per me il più affascinante è il monastero etiopico sul tetto del Santo Sepolcro, almeno sul tetto di una delle chiese che lo compongono. Vi ho scritto molto nei miei primi libri. Sembra di fare un tuffo nell’Etiopia del nord, è un pezzetto di Axum in Israele.
Abitano alcuni monaci e monache. Al centro c’è un grande sicomoro, proprio come nel Guraghe. Per questo mi sembra di essere a casa. Parlo qualche parola di amarico e comunico con questi monaci copti ortodossi. I loro sguardi capiscono cose che nessuno riesce a cogliere. Dividere il pane con loro è un vero privilegio. Una visita vale sempre la pena.
Il profumo del pane caldo alle 5 del mattino
Gerusalemme, la città Santa per le religioni, santa per i popoli, combattuta e divisa, si riunisce e diventa un tutt’uno solo al mattino prima dell’alba. Vale la pena alzarsi prestissimo per camminare nelle vie, tra i negozi chiusi, senza turisti.
Il muezzin inizia il suo canto verso le 4, poi le campane segnano la seconda sveglia, e infine il profumo del primo pane che viene sfornato alle 5. Sembra un’orchestra, l’armonia è inebriante. Tutto si riassume in quel pane, rotondo, grande, saporito e ancora caldo. Un messaggio di pace e speranza nei tempi più duri.