10 viaggi, 10 piatti: vi va un piccolo giro del mondo culinario? In questa lista, divisa in due parti, non voglio fare la critica enogastronomica, dare stelle ai ristoranti e giudicare il rapporto qualità/prezzo. Il pasto, nella sua dimensione più profonda, è esperienza, condivisione, essere. Con i nostri film, ci siamo ritrovati a condividere tanti pasti e tanti cibi inaspettati. Quindi eccovi i primi cinque piatti. In questo tempo di chiusura, non posso certo consigliarvi di prendere un aereo e andare a cercavi questi posti. Ma ognuno ha una sfumatura diversa, un’essenza che forse vi può ispirare a creare dei pasti, o dei pensieri a tavola, che possano farvi uscire dentro. Elementi importanti: spazio, incontro, colori, contrasti, stelle. Vere, finte o mentali, le stelle rendono sempre tutto un po’ più infinito. Buon appetito!
1. Picnic di fretta per non svegliare il leone
Nel Masai Mara, la savana ha fatto da coperta perfetta per un rapido picnic con vista fiume Mara. Con la nostra guida, Steve, siamo usciti dalla Land Rover per osservare l’attraversamento acquatico dove, a settembre, avviene lo spettacolo delle grandi migrazioni. Era già novembre, e quindi si era già creato un ambiente più calmo. Qualche ippopotamo dormiente faceva la sua bella figura. Tra uova sode, panini preparati da Steve la mattina nel nostro accampamento e frutta raccolta la mattina stessa, abbiamo assaporato il sapore dello spazio immenso. L’abbiamo fatto molto velocemente, per non svegliare il leone che dormiva là vicino. Ma tanto chi lo svegliava, quello? (Mi sono lamentata in abbondanza dei leoni in questo resoconto di quella giornata: …)
2… pizza? In Russia?
La reazione che di solito ricevo quando dico che uno dei pasti più buoni della mia vita è stato una pizzata nel Tatarstan. Eppure è vero. Eravamo confuse anche noi, quando, in una fresca serata settembrina a Kazan, sul Volga, ci siamo ritrovate a mangiare una meravigliosa pizza alle brise da Giustino. La storia è questa: mentre passeggiavamo per strada, Giustino ci ha sentite parlare italiano, e con gli italiani all’estero è così. Il giorno dopo siamo andate a trovarlo. Sapendo della nostra provenienza alpina, ci ha fatto trovare una pizza con i porcini colti da lui negli Urali. Con un po’ di vodka abbiamo brindato al mio diciannovesimo compleanno. La pizza era incredibile – quasi quanto quell’incontro.
3. La cena al tempio della tigre
La nostra visita ad un tempio tra le montagne giapponesi avvolte nella nebbia ha raggiunto nuovi stadi di bellezza quando, inginocchiate davanti ad un tavolino, abbiamo assaporato il cibo scelto e preparato dai monaci, in una sera piovosa. Con noi qualche pellegrino locale e una famigliola svizzera. Il cibo rifletteva tutto ciò che stavamo vivendo intorno a noi: equilibrio, connubi particolari, armonia del nuovo. Vale la pena citare anche la colazione del giorno dopo, davanti ad una grande finestra che dava sul giardino verdissimo. Con un giovane monaco abbiamo fatto qualche origami sorseggiando del tè. Lui ci ha detto che da quella finestra guardano i colori che cambiano con le stagioni. Da allora lo faccio sempre, perché c’è sempre del bello nel vedere colori che cambiano sulla stessa cosa.
4. Patatine fritte con vista
Certo, le patatine fritte non sono certo la più grande specialità enogastronomica che si può trovare nei viaggi. Ma, durante qualche giorno a Dubai ospiti ad un convegno sul cinema, ci si poteva permettere poco altro! Eravamo appena rientrate dall’esperienza dello spazio immenso e pieno di silenzio del Kenya, e ci siamo ritrovate catapultate in un mondo di grattacieli, gru e spettacoli di fontane illuminate. Ed è proprio il contrasto che ha reso quel pasto al tramonto memorabile. Caos e frenesia, ma l’arancione all’orizzonte. Le patatine fritte erano buone, dopotutto. Il pasto acquista ricchezza se riesci a crearti una vista divertente. Lì c’era un robot proiettato su di un grattacielo, con gli spruzzi d’acqua verde e il Burji Khalifa di sfondo.
5. Sotto le stelle – 10 viaggi, 10 piatti
Concludiamo questa prima parte tornando in Africa. Le riprese del nostro film Alganesh (visibile su Netflix) sono stati giorni difficilissimi, duri a livello emotivo. È un viaggio dal quale non puoi tornare uguale.
Ma anche grazie alla dolcezza e alla tenerezza del farmacista di Aksum e sua moglie, che dopo una giornata nei campi profughi ci hanno accolti con spiedini di agnello, acqua fresca e berberé le cene, assieme ad Alganesh e alla troupe, erano ricche di significati e silenzi che riempivano il cuore. Mangiavamo felici, insieme nella difficoltà. Le stelle sopra di noi.