Il colore della pelle
Il colore della pelle e il mio fototipo 3 fanno parte della mia vita. Non voglio girarci intorno, far finta di niente, usare termini politically correct.
In queste settimane il problema del razzismo basato sul colore della pelle, in particolare il razzismo verso chi ha la pelle scura, è salito vorticosamente all’attenzione dei media e del pubblico. E questo è un bene, finalmente direi. E come sempre nella nostra epoca contemporanea, il problema rischia di sfracellarsi sugli scogli dell’ondata emotiva e populista.
“Il sogno di Dio” di Desmond Tutu
La discriminazione in base al colore della pelle è un dramma che ha radici molto profonde e diramate nei secoli. Ci sono infiniti studi molto seri e ci sono state persone di grande statura che ne hanno dedicato la vita. Ho avuto modo di conoscere il reverendo Desmond Tutu (https://www.bbc.com/news/world-africa-10725711), che in Sud Africa con Nelson Mandela ha tracciato una via non violenta per andare avanti nella giustizia. Nella prefazione di un libro che abbiamo pubblicato Messaggi di Pace, Effatà Editrice, 1999 ci ha scritto:
“Era il Paradiso. Non vi erano spargimenti di sangue. Nel giardino ogni creatura si cibava solo di ciò che produceva la terra. Il leone giaceva insieme all’agnello e Adamo amava il suo lavoro che non gli procurava fatica. Ciò che contraddistingueva questo paradiso era dunque l’armonia, la solidarietà e la pace. La situazione precipitò… Disarmonia, disunità , inimicizia… ( Dio dice che un giorno) il leone giacerà ancora con l’agnello, che il governante onesto amministrerà la giustizia specie a favore dei poveri… Questo è il sogno di Dio ed egli invita tutti noi ad essere suoi compagni di lavoro per aiutarlo a realizzare il suo sogno, dove non ci saranno più guerre, dove la gente trasformerà le lance in falci e le spade in vomeri.”
Il colore della pelle e il mio fototipo 3
Il colore della mia pelle è fototipo 3, le mie figlie e mio marito fototipo 2. Così ci ha detto un amico dermatologo. E questa numerazione serve solo e soltanto per scegliere il fattore di protezione della crema solare. I miei genitori, grandi viaggiatori, mi hanno portato in Africa la prima volta quando avevo 6 anni, e lì ho percepito per la prima volta la bellezza immensa delle diverse sfumature della pelle.
Nella mia perenne curiosità era già allora attirata dalle differenze. Per la mia prima Comunione la mia mamma anticonformista aveva pubblicato l’immaginetta con la foto mia al fianco di una coetanea scura, con le stesse codine (erano gli anni Settanta). E proprio Nanu, la mamma, mi ha cresciuta con l’amore per il luogo delle nostre origini, “Tutti là sono nati”, leggendomi le poesie di Sengor, e raccontandomi le storie dei griot. E’ lei che nei primissimi anni Ottanta ha portato in Italia le prime cassette con la musica di Youssou N’Dour.
Mal d’Africa
Nel mio viaggio in Etiopia nel 1993, il mio amore per l’Africa e le africane (e africani) è cresciuto a dismisura. Il mio “mal d’Africa” non era legato ai paesaggi e alla natura – perlomeno non solo – ma agli sguardi profondi e vivi delle persone che hanno segnato la mia vita. Tornata in Italia a fatica, mi sono scontrata con i muri dell’incomprensione e della divisione, del razzismo (lo chiamo con il suo nome). Ho pianto per qualche settimana, poi ho scelto di passare all’azione costruttiva e positiva: con Alby, Nanu (mamma) e il cappuccino padre Contardo, abbiamo fondato l’associazione BiancoNero, per promuovere i valori culturali e artistici di ogni regione del mondo.
E’ stata la nostra risposta alla domanda: quale dono scopro in te? Abbiamo iniziato con mostre e rassegne cinematografiche, portando sullo schermo i film della Costa d’Avorio, Camerun, Kenya e Burkina Faso. Le prime volte il cinema era quasi vuoto: 2 o 3 spettatori… Dopo un paio d’anni eravamo al “tutto esaurito”.
MamadĂą
Durante una delle rassegne, mi ero presa qualche minuto per fare un salto al mercato del giovedì quando sono stata attirata dal ritmo di tamburi africani. Il mio orecchio sempre in cerca di qul suono mi ha portato a un gruppetto di ragazzi africani seduti in terra a battere il tempo su delle taniche di latta. La piccola Trento allora non era abituata né al colore, né alla musica ritmata, così tutti si tenevano bene alla larga. Mentre io ho conosciuto il mio primo fratello “notte nella pelle, giorno nel sorriso”, Mamadù. Puoi leggere la sua storia nel libro che ho scritto “Sulle vie della speranza”. (Edizioni Paoline, 2012).
Prendo la palla al balzo e lo invito a suonare al cinema la sera. Lui è spaventato, dorme in una grotta vicino alla città perché nessuno gli ha affittato, “troppo scuro, fai paura”… Supera la paura e affronta i matti di BiancoNero e il pubblico, creando un’atmosfera indimenticabile. Lo convinco a tornare al suo paese d’origine per studiare meglio le percussioni e tornare come professionista. Lo fa. E’ un grande, Mamadù.
Episodi di razzismo
Al ritorno deve affrontare numerosi episodi aggressivi, il più doloroso è un articolo razzista di un quotidiano di Verona sulla morte di suo cugino, saltato giù dal furgone in corsa per lo spavento per del fumo dal radiatore. Mamadù risponde con il sorriso e rende Trento più bella, più calda, con i suoi spettacoli di danza e percussioni. Come non ricordare il mitico concerto insieme al coro degli Alpini all’Auditorium davanti a mille persone? E di recente al funerale dell’immenso Carlo Spagnolli come ha accompagnato l’uscita della bara? Di Carlo parlerò a lungo in altri articoli, lui (chirurgo e figlio di ministro) che fu tra i primi matrimoni misti in Italia…
Accoglierci semplicemente, con i doni che ognuno di noi può portare, rende tutto più luminoso, rende la vita più ricca e più bella.
La nostra vita è molto più ricca camminando insieme a Isabel trentina togolese, a Josephin che con la sua storia ha toccato il mondo (anche di lei scriverò presto), e a tutte le sfumature del mondo. Ad Alganesh, Anita, Charles.
La convivialitĂ delle differenze
Artisticamente ci siamo sempre posti la domanda su cosa possiamo fare nel nostro piccolo per superare il razzismo. Se la risposta politica è stata “La convivialità delle differenze” (il motto che accompagna la mia vita), quella artistica è stata un impegno per la promozione dei valori attraverso il cinema. Nei 29 anni di attività , i nostri documentari che hanno protagonisti fototipo 5 sono ben 17.
Nell’immaginario la donna africana è troppo spesso quella che cammina con il cesto sulla testa, mentre il ragazzo è quello che “fa il clandestino” o il venditore. Nel rispetto profondo per tutti quelli che sono costretti dalla vita a sacrifici così, ho scelto di raccontare le storie di donne africane leader, donne che cambiano il mondo, per riempire gli schermi di altre immagini, dove il colore non fa che esaltare la forza di queste donne grandissime.
Il colore della pelle e il mio fototipo 3: Wonderful Tapestry of Life
“The Wonderful Tapestry of Life” (documentario – 2017 https://www.amazon.com/gp/video/detail/B07CNPMDHY/ref=atv_dp_share_cu_r) segue Anita Evelyn Stokes Heyford, già Ambasciatrice del Ghana in Italia, Grecia, Croazia, Malta.
Anita 50 anni fa era in prima linea per rivendicare la vera indipendenza del Ghana, giornalista, attivista dei diritti umani, ha difeso il suo colore e quello di tutte le vittime della discriminazione. La giovane attivista ha ceduto all’amore e si è sposata con un fototipo 1, un inglese dal passo nobile, e hanno dato vita a una bellissima famiglia. Il documentario la accompagna nel villaggio d’orine della sua famiglia, nella tribù dei Fanti, vicini di casa degli Ashanti (come lei anche Kofi Annan e il card. Turckson). Anita si batte per il diritto alla salute per tutti e per frenare i trafficanti di uomini del giorno d’oggi.
Ci parla anche dal castello di Elmina, da dove sono partiti milioni di schiavi per 300 anni verso l’America. Si parla di 25 milioni (e altrettanti pare siano morti nelle infernali traversate). Nella parte bassa del castello c’è una porta che un tempo dava direttamente sul porto: la “porta del non ritorno”. In sostanza, i carcerieri europei facevano dimagrire i robusti ragazzoni dell’entroterra fino ad essere quasi scheletrici, e quando erano magri abbastanza per passare da quella maledetta porta, venivano ammassati nelle navi. Così, senza forze, non avrebbero fatto ammutinamento. Anita mette in guardia i giovani dalle nuove schiavitù e insegna a non vergognarsi mai del colore della pelle e della propria cultura: “Non pensate mai che la cultura degli altri sia superiore alla vostra”.
Alganesh
“Alganesh” è un’altra donna africana, una dottoressa eritrea, che vive per aiutare nelle situazioni più drammatiche. Ha liberato migliaia di schiavi. Assiste 5 campi profughi sul confine eritreo, supporta scuole e orfanotrofi in Benin, e chi sa quanti altri ancora. Si espone in prima persona, si è lasciata picchiare più volte, fino a perdere conoscenza. Alganesh è l’essenza dell’amore, quello vero, senza finzioni. Sono così benedetta ad averla incontrata, e a esserle sorella. In pochi anni ne abbiamo combinate di tutti i colori, ed è solo l’inizio… Puoi leggere di lei in https://liabeltrami.it/wp-admin/post.php?post=203&action=edit
COMPLEXion
I prossimi passi legati al colore della pelle sono importanti. Da due anni lavoriamo a COMPLEXion, idea di 4 donne: la sottoscritta, Marianna, Nina Davuluri www.ninadavuliri.com – già miss America – e Deana. In breve è diventata perno del progetto un’altra super donna, la montatrice Simona Paggi. 5 donne coraggiose, supportate da tanti uomini della squadra.
COMPLEXion è una piattaforma: un documentario, una serie di micro shorts per web, una campagna d’opinione www.auroravision.it/complexion per dire “Il troppo è troppo, basta!” … Basta alle discriminazioni sul colore della pelle, basta al razzismo, basta all’industria estetica che vuole tutti belli e bianchi. Ne parleremo presto, tra poco uscirà il documentario e i micro shorts stanno uscendo sui social.
Le differenze, anche del colore della pelle, rendono il mondo piĂą ricco e piĂą bello.
There are 2 comments
Lia! YOU make the world richer and more beautiful as well! The infinite light, bountiful vision and humanitarian spirit you bring to each and every action you share, leaves our world better and brighter. Our journey is only beginning….Thank you for being our fearless leader!
You almost make me crying! Thank you to you.
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